(you can find the english translation below)
Volevo richiamare la vostra attenzione su una data, oggi 15 ottobre, per me importante e speciale, la giornata della sicurezza del Bastone Bianco, è una giornata dove si celebra e si ricorda alle persone uno strumento che aiuta non solo i ciechi ma anche gli ipovedenti come me, a conquistare una maggiore indipendenza, una maggiore mobilità, permettendoci di partecipare in modo attivo in ambito sociale.
In Italia, noi ipovedenti siamo un numero importante, più di 2.500.000, ma siamo come un fiume carsico, ovvero silenti e poco visibili, tanto che il Bastone Bianco, un elemento di segnalazione che contraddistingue la nostra condizione, ai più è totalmente sconosciuto.
Vorrei parlarvi della mia esperienza e di quanto mi sia prezioso questo semplice ausilio, tanto da aver cambiato la qualità della mia vita.
l fatto di farmi vedere in giro e di segnalarmi con il bastone bianco, significa vivere un processo di elaborazione, dove ammetto apertamente di non vederci bene o di non vedere del tutto. Non è un percorso scontato né tanto meno semplice perché entrano molti fattori in gioco, non ultimo il preoccuparsi troppo di cosa pensi chi ci sta attorno. Ma una volta che si supera questa fase di elaborazione e di accettazione dell’handicap visivo, si è a buon punto per accogliere l’idea del bastone bianco scoprendo che può portarci solo vantaggi. Prima del suo utilizzo, la mia condizione di ipovedente ed il suo progredire, si stava prendendo sempre di più pezzetti della mia autonomia nel vivere quotidiano.
Ora posso dire: perché non l’ho utilizzato prima!
Ora non inciampo più sui gradini, o sui bordi del marciapiede, le condizioni della luce non condizionano più pesantemente le mie uscite, il bastone bianco fa sì che, segnalandomi, le persone si scostino e non vada loro addosso, permettendomi di affrontare luoghi affollati come le stazioni ferroviarie e gli aeroporti.
Il non dover più guardare per terra mi permette di guardare meglio ciò che mi circonda, percepisco molte più cose e mi oriento più facilmente.
Ma il vantaggio più grande è che grazie a lui, le persone entrano in comunicazione con me. Mi chiedono spesso se ho bisogno di aiuto, abbattendo così diffidenza ed imbarazzo, il mio bastone bianco facendomi da tesserino di riconoscimento quando io stessa chiedo aiuto riesce a veicolare la comunicazione ad un livello empatico, un territorio dove entrambe le parti lasciano un segno, un piccolo gesto, un reciproco scambio su cui soffermarsi e riflettere, qualcosa di prezioso da portarsi a casa.
Tutto questo per dirvi che quando incontrate un bastone bianco, dietro ci sta una come me, con le sue variabili personali, che nonostante la sua disabilità, ha ancora voglia di conoscere e di esplorare il mondo.
Vi abbraccio e vi ringrazio per l’attenzione
Well said, Laura. In the US, the white cane is far too often regarded as abarrier to human empathy and contact. Sadly, the opportunity for it to function as a bridge to increasing human connections is not recognized.
Ben detto, Laura. Negli Stati Uniti, il bastone bianco è troppo spesso considerata come barriera per l’empatia umana e di contatto. Purtroppo, l’occasione per poter funzionare come un ponte per aumentare le connessioni umane non viene riconosciuto.
Marshall Flax
Madison, Wisconsin USA
Ciao Marshall, spesso il non accettare la propria condizione è il primo ostacolo alla comunicazione con gli altri, perche se tu sei in pace gli altri lo sentono.
L’accettazione della mia condizione è stato un passaggio necessario, un’ arresa che non produce sconforto o disperazione, ma un’ apertura all’esperienza della malattia, non combatto più contro ma combatto con lei per ridurre le mie difficoltà quotidiane, ed il bastone bianco fa parte di questi.
La condivisione dei propri vissuti ci unisce e non ci fa sentire soli.
Laura Giardina
Hello Marshall,
according to my experience I can say that often not accepting our condition is the first obstacle to communication, because people can feel whether you’re relax, or comfortable with yourself, or not.
Accepting my own condition was a necessary step, something like surrendering but without discomfort or desperation, an opening to experiencing this illness.
I’m not fighting against but I’m now fighting with it in order to make more comfortable my everyday living… and the white cane is the most important part of my daily life.
Sharing our life experiences unites the human beings, so we cannot feel lonely anymore.
Laura Giardina